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ARCHITETTURA |
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INFERNOT
Terre di vigne, la nostra, terre di vini nobili per
tradizione e qualità. E intimamente legati alla
cultura del vino sono gli infernot, piccoli gioielli
architettonici scavati nel tufo per custodire bottiglie
di pregio, quelle da conservare negli anni a ricordo
di qualche avvenimento importante. Opere straordinarie
nella loro forza evocativa, raccontano degli uomini
ricchi di fantasia e d’ingegno che li hanno pensati
e realizzati; raccontano di lunghi inverni trascorsi
a scavare e plasmare alla luce di candele mentre a poco
a poco emergevano dalla roccia ripiani, gradini, colonne
e tavoli. |
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Diversissimi
tra loro anche se in fondo simili, gli infernot mostrano
caratteristiche interessanti: c’è l’infernot
piccolino e quasi civettuolo; c’è quello
ricco di echi sonori, che già nello stretto percorso
sinuoso nella roccia ha un che di scenografico. C’è
l’infernot più grande e profondo, caratterizzato
dalla perfezione delle proporzioni e dei volumi che
il gioco di luci ed ombre sulle pareti testimonia. Porta
incisa una data: 1886. Questo è il periodo al
quale risalgono gli infernot cellesi.
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EDIFICI E MONUMENTI
CASTELLO CASA-FORTE: Sito
in via Barbano, è stato edificato alla fine
del XII secolo; ne restano tracce (paramenti in pietra
e laterizio, finestre ogivali) nei cortili interni.
Trasformato nel XVII secolo in villa signorile dalla
famiglia Ardizzoni, è di proprietà della
famiglia Arditi.
CHIESA PARROCCHIALE: Dedicata
ai Santi Quirico e Giulitta, è stata edificata
nel 1610. Vi si trovano affreschi del ‘600,
pale d’altare delle cappelle in capo alle navate
di Guglielmo Caccia, confessionali lignei ed organo
di fine fattura. La facciata è in mattoni a
vista e venne costruita nel 1922.
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CHIESA ROMANICA DI SAN QUIRICO:
La costruzione ha origini romane come si vede nella parte
absidale. La facciata, invece, è di epoca successiva:
ha infatti linee tipicamente barocche. Si erge in un punto
panoramico in regione Sardegna.
VILLA COSSETA: palazzina dalle tipiche
forme liberty, caratterizzata dall’elegante torretta
con finestre ovali e dalle lievi decorazioni delle cornici
marcapiano delle finestre. E’ in Via Barbano Dante 36.
PIETRA DA CANTONI ED ECOMUSEO
Il paesaggio collinare del Monferrato casalese è fortemente
condizionato e connotato rispetto al resto del Monferrato
dalla sua storia geologica: vi affiorano rocce del periodo
miocenico di circa 15-20 milioni di anni, tra cui la Pietra
da Cantoni, un’arenaria marnoso-calcarea o siliceo-calcarea
di colore da grigio chiaro a giallastra, la cui origine si
può ricondurre ad antichi depositi sedimentari tipici
di ambienti marini poco profondi (di piattaforma).

Questa pietra ha avuto in passato una grande
importanza dal punto di vista costruttivo per le sue caratteristiche
di compattezza: cave famose si trovano a Cella Monte, oltre
a Ozzano, Rosignano, Ottiglio, Moleto, Vignale. Molti edifici
del Monferrato, tra i quali appunto Cella, sono realizzati
in pietra da cantoni. In questi ultimi anni il territorio
ha visto un’ampia diffusione del recupero edilizio e
della ristrutturazione di concentrici abitativi che ha riportato
a vista la pietra abbinata all’uso dei mattoni. |
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Cella Monte
è uno dei paesi guida nel recupero di questa
tipologia edilizia ed è anche quello in cui esistono
i più interessanti infernot scavati nelle arenarie
a più livelli sotto le case per custodire le
vivande ma soprattutto le bottiglie più pregiate.
Il Progetto dell’Ecomuseo intende raccontare e
valorizzare questo aspetto unico della vita e del paesaggio
del Monferrato Casalese promuovendo tutte le iniziative
per il suo recupero come testimonianza storica e per
rivitalizzare e reinterpretare il ruolo funzionale ed
economico delle attività e produzioni agricole
del territorio. La sede dell’Ecomuseo della Pietra
da Cantoni, in fase di realizzazione, sarà proprio
a Cella Monte nell’ex casa parrocchiale, donata
dalla Curia al Comune a questo scopo. |
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ALL'ECOMUSEO UN COLONNATO QUATTROCENTESCO
I lavori hanno riservato una bella sorpresa: sono
venute alla luce colonne quattrocentesche di buona
fattura che hanno stupito per primo il Direttore dei
Lavori, Geom. Gianni Ottone, poiché si tratta
di una cosa insolita per non dire unica nel panorama
delle dimore monferrine che sotto l’intonaco
dello stabile si celino dei manufatti così
belli in pietra da cantoni. Le colonne verranno consolidate
e lasciate a vista. Quindi l’edificio, ex casa
parrocchiale a corpo unico con la chiesa, in antichità
era una dimora patrizia. La scoperta è stata
segnalata alla Sovrintendenza alle Belle Arti i cui
responsabili hanno compiuto un sopralluogo.
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Lo stabile cela altre curiosità: all’interno
sono stati rinvenuti anche pavimenti di pregio, un solaio a
cassettoni e un controsoffitto settecentesco. Per restaurare
la futura sede dell’Ecomuseo, il cui progetto è
stato curato congiuntamente da Comune, Parco di Crea e IPLA
(Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente), sono previsti
due lotti di interventi. Il progetto, approvato in consiglio
comunale nel 2003, darà il via libera ad una serie di
iniziative nell’ottica del rilancio e della valorizzazione
del territorio e caratterizzerà la tipologia edilizia
di molte comunità monferrine dettando linee di conservazione
dei vecchi immobili in corso di ripristino strutturale. Pietra
da cantoni, legno e laterizi saranno le componenti tipiche che
contraddistingueranno il “codice di costruzione”
a cui dovranno attenersi i centri storici. Riflessi positivi
ci saranno anche per quei cosiddetti materiali di nicchia che
sono alla base del Monferrato e che fino ad ora erano caratterizzati
dell’etica imprenditoriale delle aziende. Tutte
le info sul nuovo sito internet dell'Ecomuseo di Cella Monte:
www.ecomuseopietracantoni.it |
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ABDICO’.
SCRITTURA E SEGNI SUI COPPI DEL MONFERRATO
Venerdì 16 febbraio 2007 è stato presentato
l’ultimo volume pubblicato dall’ECOMUSEO
DELLA PIETRA DA CANTONI. “Abdicò –
Scrittura e Segni Sui Coppi del Monferrato” è
l’enigmatico titolo che introduce l’argomento,
la presentazione di una collezione di coppi che ben
rappresentano la nostra storia. “1849, abdicò”
è ciò che Domenico Nicola scrive su una
tegola a sprezzante commento contro la decisione di
Re Carlo Alberto di abdicare a favore del figlio.
Questo libro rappresenta un altro importante progetto
voluto dall’Ecomuseo così come un’ulteriore,
concreta opportunità per continuate l’accurata
scoperta e conservazione del nostro patrimonio monferrino,
per divulgare le nostre tradizioni, la nostra storia,
mostrare la memoria popolare della nostra gente e per
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definire la direzione di futuri sviluppi. Il motivo
che ha spinto a scrivere questo libro è stato la speranza
di catturare l’attenzione di tutti e invogliare le persone
a proteggere e divulgare questa eredità che si tramanda
da lungo tempo. |
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