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LA STORIA |
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“Cella” o più spesso
“Celle” (un locum cellarum) si riferisce
a piccoli insediamenti monastici detti anche “Obbedienze”.
In queste celle erette dai monaci in epoca alto-medievale
trovavano ospitalità viandanti e romei. I primi
insediamenti monastici sorsero infatti intorno all’VIII
secolo accanto ad itinerari importanti che portavano
ad est di Vercelli e a nord di Torino (Augusta Taurinorum).
Dai dati dell’archivio storico i primi atti risalgono
al 4 marzo 1339. L’origine del paese come punto
di ospitalità per i viandanti giustifica alcuni
culti di importazione come San Quirico e insediamenti
longobardi. Le basi stabili dell’organizzazione
territoriale vennero gettate verso il X secolo con la
dislocazione dei principali punti fortificati fra il
X ed il XII secolo |
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Cella era difesa
in antichità da cinque castelli o caseforti che
le famiglie titolari in consorzio del feudo si erano
costruite a protezione propria e dagli uomini da loro
dipendenti. Non più indispensabili le antiche
dimore feudali, nel corso dei secoli vennero ingentilite
conservando della loro primitiva struttura solo tracce
tutte da scoprire.
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SAN QUIRICO E GIULITTA
Durante la persecuzione di Diocleziano
ad Iconio, città della Licaonia (regione dell'attuale
Durante la persecuzione di Diocleziano ad Iconio,
città della Licaonia (regione dell'attuale
Turchia) si trovava Giulitta, donna ricchissima e
d'alto lignaggio, vedova con un figlio di tre anni,
Quirico. Lasciata la sua città e i suoi averi
per sfuggire alla feroce persecuzione scese con le
sue ancelle verso la Seleucia per poi proseguire per
Tarso, nella Cilicia, dove fu raggiunta e fatta arrestare
col suo bambino dal crudele governatore romano Alessandro,
con l'accusa di essere cristiana. Sottoposta a lunghi
interrogatori al fine di farla abiurare, rifiutandosi
di sacrificare agli dei, confessò con fermezza:
IO SONO CRISTIANA. Intanto il governatore Alessandro,
che aveva tolto il fanciullo alla madre, lo teneva,
quale estremo strumento di persuasione sulle sue ginocchia.
Il fanciullo vedendo battere sua madre cominciò
a piangere e a gridare e, sentendola professarsi cristiana,
con franchezza che ha del soprannaturale, fece altrettanto.
Il governatore imbestialito, prese il bambino per
un piede e lo scagliò dall'alto dei suo seggio
al suolo dinanzi alla madre, in modo che la piccola
testa andò a battere contro i gradini del tribunale,
sui quali “schizzarono le tenere cervella”.
La madre, pur impietrita dal dolore, restò
ferma nella fede ed anzi rese grazie a Dio perché
il figlio l'aveva preceduta nella gloria dei Paradiso.
Poi anch'essa, dopo strazianti torture, fu decapitata.
I loro corpi, raccolti da una fedele ancella, furono
tenuti nascosti fino a quando il clima di pace e di
sicurezza dell'era costantiniana permise che fossero
esposti in luogo pubblico.
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La data più
probabile del loro martirio è il 15 luglio 304
(o 305), anche se la loro festa nella Chiesa occidentale
è prevalentemente celebrata il 16 giugno. In
Occidente il loro culto si diffuse nel Medioevo soprattutto
in Italia, Francia e Spagna. Le reliquie furono trasportate
a Marsiglia nell’Abazia di S. Vittore dal Vescovo
S. Amatore. Il culto dei due martiri probabilmente incominciò
alla morte del Vescovo, nel 418. Il nome Quirico sarebbe
la forma volgare di Ciriaco. Entrambi derivano da Kyrios
(cioè Signore, in greco) ed equivalgono al latino
Dominicus. S. Quirico è uno dei più giovani
martiri della cristianità, preceduto dai SS.
Innocenti, trucidati da Erode a Betlemme. (fonte: www.santiebeati.it).
Per questo motivo per diversi decenni la chiesa di San
Quirico a Cella Monte è stata meta di pellegrini
che, portando le cuffiette dei loro bambini, ne chiedevano
la benedizione. Tanto che i Cellesi erano soprannominati
in dialetto locale gli scüfiot. |
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